Il grande sviluppo tecnologico della nostra era ci ha dato accesso a una quantità di informazioni senza precedenti.
Il risultato, però, non è stato l’inizio di un nuovo illuminismo, ma il sorgere di un’età dell’incompetenza in cui una sorta di egualitarismo narcisistico e disinformato sembra avere la meglio sul tradizionale sapere consolidato.
Medici, professori, professionisti e specialisti di ogni tipo non sono più visti come le figure a cui affidarsi per un parere qualificato, ma come gli odiosi sostenitori di un sapere elitario e fondamentalmente inutile.
Il problema più grande è che siamo orgogliosi di non sapere le cose. Siamo arrivati a considerare l’ignoranza, soprattutto su ciò che riguarda la politica pubblica, una vera e propria virtù.
Rifiutare l’opinione degli esperti significa affermare la propria autonomia, un modo per isolare il proprio ego sempre più fragile e non sentirsi dire che stiamo sbagliando qualcosa. È una nuova dichiarazione di indipendenza: tutte le cose sono conoscibili e ogni opinione su un qualsiasi argomento vale quanto quella di chiunque altro.
E’ una miscela di narcisismo e disprezzo per il sapere specialistico, come se quest’ultimo fosse una specie di esercizio di auto- realizzazione.
Ciò rende molto più difficile per gli esperti ribattere e convincere la gente a ragionare.
A prescindere dall’argomento, la discussione viene sempre rovinata da un rabbioso egocentrismo e termina senza che nessuno abbia cambiato posizione.
Non solo tutti sono più bravi di chiunque altro, ma tutti pensiamo di essere le persone più intelligenti mai vissute sulla terra. E non potremmo avere più torto di così.