di Luca Cappellini – Oggi più che mai l’informazione è istantanea e le opinioni si formano in pochi secondi. Messaggi corti, brevi video e immagini sui social hanno trasformato radicalmente il modo in cui comprendiamo e reagiamo a temi complessi. Questo fenomeno, sebbene abbia facilitato l’accesso all’informazione, ha anche deviato il pensiero critico, soprattutto in ambiti cruciali come la politica e la scienza.
L’uso sempre più virale di frasi d’effetto e immagini accattivanti per spiegare argomenti complessi ha reso la comprensione di temi intricati accessibile a un vasto pubblico. La comprensione sembra sia diventata alla portata di tutti. Tuttavia, questo ha anche contribuito a creare un ambiente in cui il pensiero superficiale prevale su quello analitico. Politici e figure pubbliche sfruttano questa tendenza, utilizzando slogan semplicistici che parlano alla “pancia” delle persone, anziché al loro intelletto. Di conseguenza, il dibattito pubblico si riduce spesso a una competizione tra “tifosi” incompetenti e ignoranti piuttosto che a un confronto basato su fatti e analisi approfondite.
Il premio Nobel Daniel Kahneman, nel suo libro “Pensieri Lenti e Veloci”, descrive due sistemi di pensiero: il Sistema 1, che è rapido, intuitivo e emotivo, e il Sistema 2, che è lento, deliberativo e logico. I social media tendono a sollecitare prevalentemente il Sistema 1, promuovendo risposte iper veloci e istintive piuttosto che una riflessione ponderata. Questo fenomeno è evidente quando si osservano le reazioni ai contenuti politici sui social: le persone sono più propense a condividere e sostenere messaggi semplici e sensazionalistici piuttosto che impegnarsi in una lettura critica e dettagliata dei fatti, che comporta anche molta fatica rispetto alla veloce e più soddisfacente condivisione.
Un esempio illuminante di come la semplificazione possa distorcere la percezione è dato dalle previsioni meteo. Un’icona di un sole o di una nuvola sullo schermo può portare molti a pensare che la giornata sarà interamente soleggiata o nuvolosa. Tuttavia, una lettura attenta, e noiosa per chi non è più predisposto alla lettura, delle previsioni, spesso rivela una realtà più complessa: una giornata che inizia con il sole, può proseguire al mattino con delle nuvole velate, ampie schiarite nel pomeriggio e temporali con grandine alla sera. La semplificazione in un’unica icona non cattura questa complessità, portando a malintesi e false aspettative.
Si esce di casa senza occhiali da sole e lasciando a casa l’ombrello. Alla sera si rientrerà a casa accecati, bagnati e con la testa dolorante per aver preso in pieno una grandinata. Ma neppure questa giornata farà capire all’utente medio dei social che le conseguenze di una pessima giornata si sarebbero potute evitate con un minimo di competenza e interesse.
La semplificazione dei messaggi sui social media ha reso l’informazione accessibile, ma a un costo significativo per il pensiero critico e la qualità del dibattito pubblico. Come dimostrano gli studi di Kahneman e l’analogia delle previsioni meteo, è fondamentale promuovere una cultura dell’analisi e della competenza per evitare che le decisioni collettive siano dettate da emozioni immediate e informazioni superficiali. Solo così possiamo sperare di navigare con successo nella complessità del mondo moderno.
Che poi se piove e non abbiamo l’ombrello non è poi così grave, ma votare il populista di turno e trovarci nella tempesta perfetta, provocata dalla nostra stessa incompetenza, potrebbe esporci a rischi maggiori che a qualche goccia di pioggia.
È fondamentale portare alla luce questi rischi e far conoscere la parola Epistocrazia. Deve diventare virale sui social il messaggio che competenza e preparazione devono essere obbligatori per votare e aspirare per essere votati. Questo si che merita di essere un breve messaggio con relativa immagine accattivante da condividere sui social.
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