di Luca Cappellini – La diminuzione del potere d’acquisto e l’aumento dei profitti stanno diventando un problema serio per la pace sociale in Italia. I dati degli ultimi dieci anni mostrano una preoccupante stagnazione dei salari reali, mentre i profitti delle grandi aziende continuano a crescere. Nonostante questo scenario allarmante, sembra che il problema non susciti l’attenzione che merita, né da parte della politica né tra i cittadini comuni.
Secondo le statistiche ISTAT, dal 2013 al 2023, i salari medi in Italia sono aumentati solo del 3%, mentre l’inflazione è cresciuta del 15%. Questo ha portato a una significativa riduzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane. Allo stesso tempo, i profitti delle grandi aziende sono aumentati del 25%, creando una disparità sempre più evidente (Fonte: ISTAT 2023).
Questo divario tra l’aumento dei profitti e la stagnazione dei salari reali indica un trasferimento di ricchezza dalle mani dei lavoratori a quelle delle grandi aziende. Tale dinamica non solo mina il benessere economico delle famiglie italiane, ma costituisce anche una minaccia per la stabilità sociale del paese.
Uno degli aspetti più inquietanti di questa situazione è la scarsa consapevolezza della popolazione riguardo al proprio stato finanziario. Molte persone non si rendono conto di quanto abbiano perso in termini di potere d’acquisto, né sono consapevoli dell’indice di inflazione. Questo fenomeno è un chiaro indicatore di analfabetismo finanziario, un problema che ostacola la capacità dei cittadini di prendere decisioni informate e di difendere i propri interessi economici.
Un esempio? Prendiamo il fenomeno del noleggio a lungo termine delle auto. Non riuscendo a vendere più i volumi di un tempo, le case automobilistiche hanno trovato il modo di far aprire comunque i portafogli, oggi con un “piccolo” anticipo (€ 5.000) si può avere una bella autovettura nel box, salvo pagare 300/400 euro al mese, con l’obbligo di fare pochissimi chilometri e restituire il mezzo, nuovo e poco utilizzato dopo 3 anni, per ripetere l’operazione per ulteriori altri 3 anni. Le persone sono convinte sia un affare e credono gli venga fatto un favore.
L’analfabetismo finanziario è diffuso in Italia. Secondo una ricerca condotta dalla Banca d’Italia nel 2022, solo il 30% degli italiani ha una buona comprensione dei concetti finanziari di base, come l’inflazione e il tasso di interesse composto. Questa mancanza di conoscenza impedisce alle persone di valutare correttamente le loro condizioni economiche e di riconoscere le ingiustizie di cui sono vittime.
In questo contesto, alcuni studiosi hanno proposto il concetto di epistocrazia come soluzione. L’epistocrazia è un sistema di governo in cui il potere è detenuto da individui con conoscenze e competenze elevate, piuttosto che da rappresentanti eletti democraticamente. L’idea alla base di questo modello è che decisioni informate e competenti possano migliorare la gestione delle risorse economiche e sociali.
Sebbene l’epistocrazia possa sembrare una soluzione drastica e controversa, solleva una questione fondamentale: la necessità di migliorare la competenza anche per quel che riguarda l’educazione finanziaria della popolazione. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e conoscenza finanziaria, i cittadini possono difendere efficacemente i loro diritti economici e contribuire a un sistema più equo.
Se questo trend continua, è probabile che ci sarà un punto di rottura, come un elastico che si spezza improvvisamente. La domanda è: quanto possiamo tirare ancora prima che questo sistema collassi?
L’Italia si trova di fronte a una sfida cruciale. È necessario un intervento deciso per colmare il divario tra profitti aziendali e salari dei lavoratori, e per migliorare l’alfabetizzazione finanziaria della popolazione. Solo così sarà possibile evitare che il tessuto sociale del paese si sgretoli e garantire un futuro di maggiore equità e stabilità.
Non pretendiamo che il cittadino medio sia in grado di valutare la corretta gestione dei conti di uno stato, ma almeno saper far di conto, con la matita sulla carta del prosciutto, per i quattro soldi del proprio bilancio familiare, sembra più che mai un obiettivo realizzabile. Ma solo passando per l’Epistocrazia.
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