A me l’ansia di perdere il volo per tornare a casa non è mai passata. Anche quando prendevo due voli a settimana, arrivavo in aeroporto con largo anticipo, soprattutto, devo ammetterlo quando si trattava del volo che mi avrebbe riportato a casa. Così le librerie degli aeroporti con me hanno sempre fatto affari e nell’ultimo mio viaggio a Milano nessuna eccezione. Avevo già scelto la mia preda e mi apprestavo a pagare quando mi è caduto l’occhio su un libricino con una sorta di bassorilievo in copertina raffigurante la mappa di Israele e della Palestina. 

Titolo: Israele e i palestinesi in poche parole. Autore Marco Travaglio. 

Ora devo fare una premessa, una sorta di “outing”, (scusate l’iglesismo) per provare a mantenere un minimo di onestà intellettuale. Io Marco Travaglio non lo posso soffrire, il suo pensiero mi trova quasi sempre su posizioni differenti e soprattutto mi innervosisce il fatto di sapere sempre cosa avrà da dire prima ancora che l’abbia sentito dalla sua bocca.

Questo ultimo punto, ad essere onesti, ha molto più a che fare con l’idea che ho io di Marco Travaglio che con la realtà oggettiva delle cose. Mi piace pensare che proprio per provare a superare questo pregiudizio ho comprato il libro.

Si tratta di un compendio della storia di Israele, dei palestinesi e del conflitto tra loro. I fatti e gli snodi principali della storia di questi due popoli prevalgono nettamente sulle opinioni. Certo i fatti si possono selezionare, si possono raccontare con differenti sfumature e angolature ma restano fatti e al lettore resta sempre l’opzione di pesarli e ordinarli secondo il proprio giudizio. Il punto di partenza, il piccolo grande sforzo iniziale deve essere quello di tentare di conoscere i fatti e gli accadimenti. Dico tentare perchè la realtà è complessa e ad ogni strato che affrontiamo, ad ogni filone che seguiamo se ne aggiungono altri potenzialmente senza fine. Ma anche un piccolo sforzo concentrato sui fatti, sospendendo i giudizi ci permette di formulare una nostra opinione, invece di adottare quella di altri. Le opinioni, possono essere di grande valore ma se si confondono con i fatti succede un disastro (benvenuti nel mondo della Post-verità).

Marco Travaglio in questo libro lascia comunque trapelare il suo pensiero. Si può facilmente intuire come il suo giudizio su Israele e i suoi governanti sia cambiato confrontando le storiche guerre Arabo-Israeliane con il conflitto tra l’Israele di Netanyahu e Hamas.

La prevalenza dei fatti sulle opinioni e le opinioni basate su una ampia, variegata e quanto più possibile completa esposizione degli accadimenti, apre le porte al dubbio, mette in evidenzia la complessità e finalmente prepara al dialogo.

Epistocrazia è questo, non avere fretta, non essere pigri intellettualmente, contare fino a 10 prima di sentenziare, non ignorare la piccola crepa nella propria teoria all’intonacata rassicurante del bias di conferma. Certo provare a mettere d’accordo Travaglio e l’Epistocrazia, se ci ripenso, rimane qualcosa di funanbolico.

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