di Giuseppe Bellissimo – Il presidente della giunta regionale ligure Giovanni Toti ha depositato le proprie dimissioni, in autunno si andrà ad elezioni.

Si sprecano festeggiamenti e acclamazioni alla magistratura ancor prima che venga espresso il giudizio di primo grado, da almeno 30 anni siamo un paese colmo di giustizialisti (finché non tocca noi).

Per farci un’idea migliore e strutturata del fenomeno corruttivo in Italia riporterò di seguito dati espressi da alcuni studi effettuati negli ultimi anni.

L’attenzione è stata rivolta ad esperienze concrete, è stato inoltre chiesto se vi sia stato uno scambio, le modalità, esito e la quantificazione, il comportamento di denuncia.

È stata anche rilevata la conoscenza indiretta di casi di corruzione (nota che falsa spesso i dati reali, portandoci su parametri di percezione e non fattuali).

“La situazione sul territorio appare notevolmente diversificata. L’indicatore complessivo di corruzione stimato varia tra il 17,9% del Lazio e il 2% della Provincia autonoma di Trento. Valori particolarmente elevati presentano anche l’Abruzzo e la Puglia, rispettivamente 11,5% e 11%, la Basilicata e il Molise, mentre all’opposto si collocano alcune regioni del Nord come la provincia autonoma di Bolzano, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le Marche”. (Fonte: ISTAT)

Varie zone in Italia appaiono più propense a fenomeni corruttivi, i fattori possono essere molteplici. Un fattore comune è sicuramente la bassa scolarizzazione e redditi più bassi. I fenomeni si differenziano anche da settore a settore, distinguendo: lavoro, giustizia, sanità ecc…

“Le richieste di denaro si verificano più frequentemente nei settori lavoro, sanità e uffici pubblici nel complesso; tuttavia la graduatoria cambia per i casi registrati più di recente. Nei 12 mesi precedenti l’indagine, la sanità si colloca al primo posto, seguita da uffici pubblici, settore del lavoro e public utilities. Naturalmente la graduatoria risente anche della diversa frequenza con cui si ricorre ad alcuni servizi nelle diverse fasi del ciclo della vita”. (Fonte: la corruzione in Italia ISTAT)

Secondo il Rapporto elaborato da Transparency International, effettuato nel 2023, sulla corruzione percepita l’Italia occupa il 42° posto su 180 paesi analizzati, nonostante le normative introdotte negli ultimi anni in materia di whistleblowing e di appalti pubblici.

“Tra le famiglie che hanno accettato lo scambio, l’85,2% ritiene che aver pagato sia stato utile per ottenere quanto desiderato: in particolare nell’ambito dei singoli settori, il rendimento è totale per le public utilities (99,1%) e particolarmente elevato per ottenere un lavoro (92,3%) o una prestazione sanitaria (82,8%)”. (Fonte ISTAT)

Da questa ultima analisi emerge lo stato drammatico della società. Sintomatica è la rassegnazione non trovando vie d’uscita in caso di necessità.
Le denunce inoltre sono pochissime, solo il 2,2% del totale. Addirittura il 12,5% afferma di non sapere a chi rivolgersi per denunciare e il 39,5% ritiene che la denuncia sia una pratica inutile e perfino dannosa.

Insomma la corruzione pare un fenomeno endemico in Italia, trasportiamo quindi i nostri mali anche su coloro che non sono stati ancora giudicati, entrando in un circolo vizioso di percezione e realtà avvilente.

La soluzione, che non debellerà certamente ogni male, rimane solo la consapevolezza del cittadino. Insomma, anche in questo caso Epistocrazia si pone come argine al problema.

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